martedì 15 dicembre 2009

IL TEATRO DEI SOGNI

















Niente politica, come forse avrete pensato,oggi.Nonostante il recentissimo "fattaccio" sul quale potrei scrivere qualcosa nei prossimi giorni.

Ho deciso invece che ogni mese cercherò di scrivere dei post che riguarderanno un libro,un album ed un film che amo, e che in qualche modo ha influenzato la mia vita.

Musicalmente parlando avrei potuto mettere decine di dischi fondamentali per la mia storia personale, da "Ride the lightning" dei Metallica a "The Wall" dei Pink Floyd, da "Secrets of the beehive" di David Sylvian a "Darwin" del Banco del mutuo soccorso, senza dimenticare "Operation:Mindcrime" dei Queensryche. (e vorrei citarne tanti altri...)

Ho scelto invece per iniziare "Images and words" dei Dream Theater, l'album che ho regalato, consigliato, duplicato più di ogni altro in assoluto.
Era il 1992 ed i Dream Theater erano conosciuti solo da pochi, pochissimi, al punto tale che il negoziante del negozio nel quale andavo, specializzato in musica metal, non li aveva mai sentiti nominare, se non da me.
Sono stato uno dei pochi che ha acquistato in vinile nel 1989 "When dream and day unite",loro primo album, che fu per me un'autentica rivelazione. Con canzoni "mastodontiche" come la grandiosa "The Ytse' Jam", uno dei più grandi pezzi strumentali che si siano mai sentiti in ambito rock. Chitarre potenti con un gusto progressive che all'epoca nel metal era raro sentire. In quel periodo c'erano sì gruppi come i grandissimi Queensryche e i meno quotati Crimson Glory, ma il periodo d'oro del "progressive metal" nasce proprio con "Images and words", una sorta di spartiacque del genere.

"Images and words", il loro secondo disco, è un autentico capolavoro, nel quale ogni nota, ogni passaggio, ogni virtuosismo è al posto giusto, con un gusto melodico e dei testi che rendono giustizia al nome del gruppo, il teatro dei sogni.

Qui parliamo di Musica con la M maiuscola, con musicisti con un elevatissimo livello tecnico, e con continui cambi di tempo, un universo musicale in continuo mutamento, con classe, melodia ed emozione che sono in equilibrio assoluto. Siamo in ambito metal, ma le atmosfere e la struttura delle canzoni ricordano il progressive rock anni '70.
Qualcuno li definì un incrocio tra Rush, Metallica e Yes, ma i Dream Theater sono semplicemente i Dream Theater.
Ho avuto la fortuna durante il tour successivo all'album di vederli dal vivo a Milano, dove hanno dimostrato la loro maestria nell'esecuzione con canzoni che sembrano impossibili da suonare. Sentirli suonare in quel modo sembrava per me un sogno e pur avendo visto decine e decine di concerti in giro per l'Italia posso solo dire che a livello tecnico solo Steve Vai (!!!!!) può reggere il confronto.

(Ma di lui scriverò un'altra volta.)

Tra i solchi di questo disco troverete gemme come "Metropolis Part1-The miracle and the sleeper", una canzone memorabile con una parte strumentale centrale che è fantasmagorica. Ancora dopo 17 anni dall'uscita dell'album mi esalta ogni volta che l'ascolto. La opener "Pull me under", "Another day", "Take the time","Surrounded", "Under a glass moon" filano via avvolgendoti in un'atmosfera potente ed innalzante con passaggi musicali incredibili, e la dimostrazione costante di una tecnica altamente superiore alla media. "Wait for sleep" porta la poesia pura in un pezzo in cui il piano la fa da padrone. "Learning to live" chiude
con i suoi 11 minuti l'album alla grande.

Recensioni più dettagliate le trovate qui, qui, e anche qui e pure qui in inglese da sito progarchives.com (una vera manna per gli amanti del rock progressivo, come me.)

Nel disco esordisce nella formazione il vocalist James La Brie, unico canadese della band, che suggella con la sua voce una formazione cui mancava un cantante all'altezza del resto della band. John Petrucci, alla chitarra, John Myung, al basso, Mike Portnoy, alla batteria, ancora oggi fanno parte dei Dream Theater, mentre l'ottimo Kevin Moore, tastierista, dopo "Awake", l'album seguente, ha lasciato il gruppo.

Gli album successivi, a mio modo di vedere, purtroppo non raggiungono il livello di questa pietra miliare del progressive metal. Uno dei capolavori assoluti ed indiscussi. Ma di tutto questo potrei scrivere un'altra volta.

3 commenti:

  1. Brividi. E' tantissimo che non lo ri-ascolto. Mi e' venuta voglia.
    Mi hai fatto venire in mente quella volta che ne parlavamo su un TGV diretto a Marsiglia, mentre una signora superspocchiosa si è lamentata perchè "bla bla bla"-avamo troppo :)

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  2. Confermo. Brividi.
    Ma non era Bordeaux? Città "stanca". Parigi invece...
    In futuro comunque ci sarà ancora "metallo". ;o)

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  3. Sono di passaggio del blog di GL (concordo con te nel pensare che avrà un futuro il ragazzo!).
    Complimenti per l'album, uno dei miei preferiti, o almeno uno che ha sicuramente cambiato il mio modo di vedere... ops! ascolare la musica.

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