martedì 26 ottobre 2010

AN OLDER VERSION OF ME


Dato che il tempo è sempre tiranno ho pensato che fosse comunque simpatico mettere un post di poche righe, ma con un'immagine di quando ero il cantante dei Raja, gruppo che dalle mie parti aveva un gran seguito.

Della serie che quando abbiamo suonato a Vienna, sullo stesso palco dove il giorno prima avevano suonato i Dream Theater, dalla mia città era partito un pullman pieno di fan ed amici.

Che gruppo! A volte quando eravamo in saletta e chiudevo gli occhi mi rendevo conto che il sogno di cantare in una grande band si era realizzato.

Il passato però è passato, e bisogna imparare dagli errori commessi, e dalle esperienze avute. L'orizzonte è limpido, ed il futuro aspetta i miei passi...

lunedì 18 ottobre 2010

CANTARE LA VOCE


Ogni cantante, così come ogni artista, ha dei punti di riferimento, delle figure che forgiano il proprio essere, ed il proprio approccio nei confronti del proprio strumento, o della propria arte. Maestri.
Persone che hanno aperto una strada, che mostrano nuovi mondi, che aprono le porte della conoscenza a chi vuole comprendere ed andare oltre.

Sono molti i cantanti che mi hanno influenzato, che mi hanno fatto venire i brividi, che avrei voluto poter raggiungere, per un motivo o per l'altro...Che mi hanno fatto amare lo strumento "voce" più di ogni altro.

Uno di loro però nel mio cuore, e nella mia anima, si staglia al di sopra di tutto e tutti, fulgido esempio di ricerca totale, di vocalità senza compromessi, di potenza assoluta. Il suo nome è Demetrio Stratos.

"Stratosfera" è il titolo di un box dedicatogli. Ed è il luogo dove ti porta la sua voce. Sono presenti tutti i suoi album solisti. Certo, per chi non ama la ricerca vocale pura tutto ciò è inascoltabile, ed è meglio cercare qualcosa di quando era il leader degli Area, gruppo progressive con notevoli influenze jazz. Sono immortali "Gioia e rivoluzione" e
"Luglio agosto settembre nero".

L'obiettivo dichiarato del gruppo era il superamento dell'individualismo artistico per creare una "musica totale, di fusione e internazionalità" con costanti riferimenti all'impegno politico.

Stratos però voleva andare oltre, oltre ogni limite, ed ancora oggi le sue performance vengono studiate dagli esperti per cercare di comprendere quali siano i limiti delle capacità vocali umane. Padroneggiava dipolofonie, trifonie e quadrifonie (due, tre e quattro suoni emessi contemporaneamente con la voce), e collaborò con il CNR di Padova per le ricerche sulla voce.

Mi colpì molto una sua riflessione sul rapporto tra la potenzialità vocale del neonato, che lo colse nel periodo di lallazione (quando il bambino cerca di emettere i primi suoni) della figlia e la perdita di tale potenzialità attraverso la canalizzazione del linguaggio. Il neonato, per Stratos, ha potenzialità vocali inesplorate, impensabili, che vengono limitate nell'assimilazione di una qualsiasi lingua, che porta il bambino ad emettere il suono in funzione della lingua parlata, perdendo così di riflesso la possibilità di utilizzare suoni caratteristici di altre lingue.

Chiunque di voi conosce le difficoltà riscontrate nella pronuncia di lingue straniere che comprendono suoni che nell'italiano non esistono, limitando così di fatto la possibilità di emettere suoni che il neonato in potenza avrebbe potuto imparare. Va da sè che questa riflessione apre prospettive assolutamente inedite sull'utilizzo della voce.

Per me è stata un lampo che ha attraversato la mia mente, e che mi ha portato ad anni di ricerca vocale pura, alla ricerca del suono primordiale e degli aspetti fonetici di lingue diverse...I canti dei monaci buddisti tibetani, o dei nomadi della Mongolia hanno aperto porte di una vastità immensa...

La voce è lo specchio dell'anima. Ogni aspetto vocale che tocchi e raggiungi è una dimensione del tuo essere interiore, il tuo essere che tocca l'infinito, dove tutto è. Mi piacerebbe scrivere della mia visione sulla voce, ma non è questo il momento adatto.

Semplicemente perchè questo voleva essere un omaggio ad un uomo che ha influenzato il mio modo di pensare alla voce, e che ha dato al mondo cose mai sentite prima.
Potrete trovare libri, cd e quant'altro su si lui.

Per me questo è solo il momento in cui voglio dirgli:
Grazie Demetrio. E che la tua voce possa percorrere gli spazi infiniti dell'Universo.

lunedì 11 ottobre 2010

SALUTI

Vi saluto al volo, perchè sono strapreso da cose di cui vi scriverò entro breve, che comunque riguardano sempre questioni musicali. Ringrazio il pubblico silenzioso, ma presente, gli amici che mi messaggiano in privato o che mi chiedono il prossimo post.

Il prossimo sarà il 50°.

Sarà un omaggio ad una figura per me fondamentale che mi ha influenzato moltissimo per quanto riguarda la dimensione vocale. Di chi si tratta?

Vi lascio solo un indizio: il titolo del post sarà "Cantare la voce".

lunedì 4 ottobre 2010

IL SUONO DELLA FOLLIA


Era dall'ormai lontano 1992 (da questo lavoro immenso) che non ascoltavo così spesso un album come mi è successo recentemente con questo bellissimo disco degli Shinedown dal titolo "The sound of madness" del 2008.

Sentivo l'esigenza di ascoltare gruppi più recenti, per colmare una lacuna di alcuni anni nei quali non mi sembrava fosse emerso nulla che spiccasse in modo particolare, con band che alla fin fine non facevano altro che ripetere ciò che già era stato fatto in passato...Gruppi come i Nickelback, i Muse e gli Shinedown però mi hanno mostrato che c'è ancora futuro per il rock.

Qualche purista forse storcerà il naso, ma tant'è...

Il sound duro e al contempo con un gusto melodico molto moderno dei Nickelback, le atmosfere malinconiche e ricche di pathos dei Muse che hanno assimilato il meglio del sound degli anni '70, '80 e '90 in uno stile riconoscibile alle prime note mi hanno fatto ben sperare...e poi è arrivato "Il suono della follia".

Da anni non imparavo tutti i titoli delle canzoni di un album che scorre via alla grande con una canzone più bella dell'altra. Pezzi di dinamite pura come "Devour", la titletrack "Sound of madness" e "Cry for help", oppure ballad stupende come "The Crow and the Butterfly" (che spesso gira su Virgin Radio) con degli archi struggenti, e la canzone che più mi emoziona "Call me" ,un viaggio nella disperazione di un uomo che percepisci sulla pelle e nell'anima....

Emozione allo stato puro...

Arrangiamenti curatissimi in ogni brano in una produzione tecnicamente perfetta, ma...c'è un "ma" che impedisce a mio modo di vedere a questo album, pur rimanendo uno dei miei preferiti attualmente, di essere definito un capolavoro.

Le influenze degli Shinedown sono molteplici, e questo non è un male, sicuramente.

Risulterà però difficile all'orecchio dell'ascoltatore medio comprendere chi siano realmente gli Shinedown. Ci sono sprazzi in cui senti sonorità alla Warrior Soul, sprazzi degli Anthrax di "The sound of white noise", melodie alla King's X, cori alla Nickelback, riff alla Metallica, giri alla Pantera, ritornelli alla Bon Jovi...e mi fermo qui.

Sembra che la band non abbia ancora un'identità chiara, un sound definito, alla Shinedown. Per questo aspetto l'uscita del nuovo album tra la fine del 2011 e l'inizio del 2012 per capire cosa ci faranno vedere.

In potenza abbiamo "the Next Big Thing", come si dice in gergo, con una delle voci più versatili, calde e potenti che mi sia mai capitato di sentire, quella di Brent Smith, insieme al batterista Barry Kerch unico membro fondatore della band.

Intanto però gli Shinedown comunque sono presenti in varie colonne sonore con canzoni come "Her name is ALice" scritta appositamente per "Alice in Wonderland" di Tim Burton, oltre a dare la traccia principale all'ultimo "I mercenari - The Expendables", di recente al cinema.

Sono fiducioso, ma li aspetto al varco in attesa di un capolavoro che possa segnare a fuoco l'inizio della nuova decade.

venerdì 1 ottobre 2010

CYNIC-FOCUS



Continua la carrellata di grandi album di cui vi scrivo da queste pagine con uno degli album più originali che mi sia mai capitato di avere tra le mani, e che sorprenderà assolutamente chiunque di voi non lo conosca già.

Capolavoro è una parola di cui forse io stesso abuso, ma stiamo affrontando qualcosa che va oltre le aspettative di qualsiasi amante della musica in generale, e del metal e della fusion in particolare. Metal e fusion?

Avete letto bene.

Quando uscì, nel 1993, Focus, primo e fino al 2008 unico album degli ultratecnici Cynic, ribaltò il mondo del metallo, dove ci furono critiche ferocissime da parte dei puristi del "true metal", ma ovazioni da parte della critica e di un sacco di appassionati che come me avevano intravisto l'aprirsi di porte inimmaginabili in un genere come il death metal che sembrava vivere, per gran parte, di cloni dei Morbid Angel.

Riuscite ad immaginare una band che dopo essersi formata nel 1987 suonando un death metal brutale sulla scia di gruppi come Venom e Kreator, cambia direzione ed unisce a quel suono influenze che vanno da Allan Holdsworth a Frank Zappa?

Un album maestoso in cui il death metal si sposa con jazz e fusion, dove il cantato growl si alterna a voci pulite e filtrate, dove la fa da padrona una tecnica nettamente al di sopra della media ed un songwriting complesso ed originale.

Difficile scrivere altro di un disco il cui ascolto è d'obbligo per chiunque ami la musica e voglia aprire i suoi orizzonti verso lande inesplorate.