domenica 14 novembre 2010

ANIME E POESIA


Una delle mie grandi passioni è l'animazione giapponese. Come molti della mia generazione sono cresciuto tra lame rotanti, alabarde spaziali, piogge di fuoco e raggi gamma...Da Gundam a Goldrake, da Jeeg a Daltanious, da Danguard a Neon Genesis Evangelion, i robottoni hanno suggellato la mia infanzia, e oltre.

In crisi d'astinenza da cartone animato da bambino però guardavo qualsiasi cosa che mi capitasse a tiro, da Fantaman a Sally la maga, da Lulù l'angelo dei fiori a Doraemon, da Carletto il principe dei mostri a Pollon, da Starblazers al Fantastico mondo di Paul, da Arrivano i superboys (altro che Holly e Benji!) a Grand Prix, e non tutti mi entusiasmavano. Mi facevano però capire la vastità del mondo dell'animazione giapponese.

Esistono generi e sottogeneri, autori validi e meno validi. E non è questo il momento di scriverne. Magari in futuro sul blog scriverò qualcosa su Go Nagai e Leiji Matsumoto, ma non ora.

Ieri sera ho visto "Il castello errante di Howl", e voglio celebrare con questo post la grandezza di un autore geniale, di un vero maestro: Hayao Miyazaki.

Qualcuno di voi non lo conoscerà, ma si ricorderà la prima serie di Lupin, da lui diretta, quella in cui il ladro gentiluomo indossava la giacca verde, oppure la serie di Heidi, o ancora quella di Anna dai capelli rossi, o magari ha visto quei capolavori che sono "Nausicaa della valle del vento" o "Princess Mononoke" o ancora "La città incantata", che ha vinto l'Oscar come miglior film d'animazione oltre ad avere vinto l'Orso d'oro al festival cinematografico di Berlino.

Non ho molto da scrivere. Potrei rimpiervi di info, fare commenti, ma non serve.

La visione de "Il castello errante di Howl" vi basterà per capire come l'animazione giapponese possa diventare pura poesia.

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